“My Name Is Joe” è un film del 1998 diretto dal regista britannico Ken Loach. Come anticipato dal titolo, il film racconta la storia di un uomo di nome Joe, un ex alcolizzato e disoccupato con il desiderio di cambiare la sua vita segnata dal passato. Joe allena una squadra di calcio formata da ragazzi che, come lui, vivono in un duro contesto sociale. Tra questi c’è Liam, a cui il protagonista è particolarmente legato. Liam è sposato con una ragazza tossicodipendente di nome Sabine; i due hanno un figlio. La famiglia è seguita dagli assistenti sociali, in particolare da una donna di nome Sarah. Joe incontra per la prima volta Sarah davanti alla casa di Liam e in quel momento scatta qualcosa dentro di lui. Dopo essersi incontrati di nuovo, tra i due nasce un amore che supera le evidenti differenze sociali. Tutto procede al meglio fino a quando Liam non viene minacciato da un gruppo di spacciatori a causa dei debiti contratti da sua moglie e che deve restituire al più presto. Di fronte a questa situazione, Joe si sente in dovere di aiutare il ragazzo in cui si rispecchia e accetta, dunque, di fare due consegne di droga per liberare il giovane dai suoi debiti. Quando Sarah viene a conoscenza di questo si rifiuta di continuare la relazione con l’uomo e non gli rivela di essere incinta. A seguito di ciò, Joe si sente responsabile di aver rovinato il suo rapporto amoroso e non vuole più rispettare i patti stabiliti con gli spacciatori. Consapevole del fatto che Liam pagherà per questa scelta, l’uomo ordina al ragazzo di fuggire il più lontano possibile con la sua famiglia e gli fornisce anche dei soldi per effettuare lo spostamento. Nonostante ciò, il ragazzo una sera si dirige a casa di Joe che è inaspettatamente ubriaco e non riesce ad informarlo dell’arrivo imminente degli spacciatori che sono in cerca di entrambi. Di fronte all’arrivo degli uomini, Liam non ha più scampo e, ormai disperato, si suicida. Il film termina con il funerale del giovane e con l’immagine di Sarah e Joe nuovamente vicini, comunicando speranza sul loro futuro.
Durante la visione del film si nota il modo crudo, tipico di Ken Loach, con cui viene narrata la storia. Il linguaggio realista e l’ambientazione socio-culturale sono elementi voluti dal regista per far immergere gli spettatori nella narrazione aderente alla realtà. L’intero film è un’accurata rappresentazione della vita “di strada”, che mostra la complessa e drammatica realtà dei fatti con cui purtroppo molte persone convivono quotidianamente.
Il film quindi non si limita a raccontare la storia di un uomo che intende cambiare lasciandosi alle spalle il suo triste passato, ma affronta argomenti più profondi e attuali attraverso la complessità dell’ambientazione della storia. Si può individuare infatti un’attenta riflessione sul rapporto umano e di come questo influisce sulle nostre scelte e, di conseguenza, sulla nostra vita. Attorno a tutto questo, il regista compie anche un’azione di critica sociale.
Per comprendere bene ciò che Ken Loach vuole trasmetterci, il film deve essere seguito con attenzione senza tralasciare dei dettagli che hanno importanza nella storia. Il genere deve essere compreso e non frainteso in modo superficiale data la sua crudità evidenziata in precedenza. Nel complesso ho apprezzato la visione e penso di poterla consigliare a chiunque voglia immergersi in una riflessione profonda della realtà rappresentata.