Il Filtro Critico della Storia

Il Filtro Critico della Storia

La celebre locuzione latina “ubi maior minor cessat” ovvero “ove vi è il maggiore, il minore decade” può essere estrapolata dal contesto giuridico da cui nasce per assumere il ruolo di filtro attraverso cui esaminare in maniera critica la Storia. È infatti possibile intendere quest’ultima come sequenza di avvenimenti che vedono l’imporsi di popoli più forti su altri più deboli. 

L’uso della forza, necessario talvolta per piegare i più deboli, risulta tuttavia essere lontano dalla morale. Nella “Teoria del Principe” Niccolò Machiavelli tratta la necessità di un Principe alla guida di un governo di adottare misure pragmatiche anche se immorali. Questo bisogno è finalizzato a garantire la stabilità e il successo del governo. La morale d’altra parte è anche uno strumento che il principe può utilizzare per raggiungere i propri obiettivi politici. La concezione della moralità è quindi influenzata in tal senso dagli obiettivi politici e dalla convenienza.

La conseguenza logica è che ad imporsi sarà solitamente il Principe in grado di scindere al meglio la legge morale da quella pragmatica e razionale. È necessario però celare questo aspetto dando origine a una chiave di lettura che sia in grado di narrare i fatti con una modalità che riesca ad allineare l’opinione pubblica a questa morale strumentalizzata. Un esempio può essere quello dei bombardamenti condotti dagli Alleati durante la Seconda guerra mondiale su obiettivi civili senza una chiara giustificazione militare, come nel caso di Dresda, in Germania. Poiché si cercava di minare la condizione psicologica dell’esercito e della popolazione dell’Asse, anche in assenza di una vera e propria strategia militare, eventi di questo genere (moralmente discussi ancora oggi) passeranno alla Storia come “bombe di libertà”.

In altri casi, dove dare una chiave di lettura morale diventa difficoltoso la Storia può essere addirittura narrata in disaccordo con i fatti. Vicenda di questo tipo è la Strage di Katyn che nel 1940 coinvolse circa 22.000 prigionieri polacchi, giustiziati dalle autorità sovietiche nella foresta di Katyn. Tuttavia, l’Unione Sovietica negò responsabilità, accusando la Germania nazista. Solo nel 1992, 50 anni dopo, con il collasso dell’Unione Sovietica, fu ammessa la responsabilità di quest’ultima.

Per avere una visione chiara dei fatti risulta allora necessario studiare gli avvenimenti storici ricordandoci che la narrazione di questi può essere, a volte anche fortemente, influenzata dal Principe machiavelliano, al fine di discolparsi da mancanze etiche. L’istruzione si rivela quindi essere la vulnerabilità nei Paesi che necessitano la concordia tra giustizia e Storia.

Un esempio di alterazione dei fatti a fini politici è rappresentato dalla propaganda nazista. Questa si basava sul concetto di ripetizione costante a tal punto che un’idea diventasse accettata come verità. La propaganda in questo caso semplifica le idee in slogan memorabili, ripetendoli costantemente attraverso vari mezzi di comunicazione e controllando strettamente i media. La creazione di un nemico comune unificava la popolazione tedesca sotto un’identità nazionale, giustificando politiche discriminatorie e violente. La ripetizione pervasiva delle idee chiave ha svolto un ruolo significativo nell’accettazione di tali idee e nella formazione di una cultura sociale che supportava gli obiettivi del regime.

La riflessione storica, al netto di ogni manipolazione ideologica, deve aver presente che ogni popolo, nazione o Stato agisce nella tutela dei propri interessi che, tendenzialmente, riguardano in primo luogo l’aspetto economico. È proprio la scarsità delle risorse contese tra Stati alla base degli scontri tra questi. Indipendentemente dall’ideologia ogni buon Principe utilizzerà tutti i mezzi a sua disposizione per il fine di approvvigionarsi delle risorse, lasciando cadere le colpe dell’eventuale conflitto sul vinto.

Il pensiero comune può essere pertanto influenzato da una narrazione distorta dei fatti, che si afferma  attraverso la descrizione parziale degli eventi storici e forme più sottili come l’intrattenimento. Si può dedurre, pertanto, che la Storia diventa propaganda se non viene narrata seguendo le categorie storiche e in modo scomodo alla narrazione diffusa.

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