Siddhartha – Hermann Hesse

Prima di introdurre il capolavoro di Hermann Hesse, è bene presentare al lettore un concetto fondamentale che torna in modo ciclico nel libro che tra qualche riga diventerà il centro di questo articolo e, soprattutto, rappresenta la chiave della comprensione profonda della letteratura. 
Un libro, infatti, è per chi lo scrive quel portale attraverso cui la gabbia che contiene l’anima umana riesce ad aprirsi, permettendo a questa di raggiungere il mondo reale sotto forma di storie, romanzi, saggi o poesie. Per chi legge, invece, ecco che la lettura diventa l’esatto contrario: un viaggio puramente intellettuale, in cui il libro riesce a rimuovere quei lucchetti che tengono sigillati i cancelli più profondi della mente, lasciando via libera a una serie innumerevole di strade che, come un delta, lascia fluire lo spirito verso l’illimitatezza dell’intelletto.
Questo concetto, forse ancora incomprensibile e solo accennato, è il motivo per cui “Siddhartha” può ricevere (e ha ricevuto) la corona di un capolavoro.

Dopo la breve premessa, viene certo il momento di giungere al nucleo di questo articolo: “Siddhartha” di Hermann Hesse.
Il libro viene pubblicato nella sua prima edizione nel 1922, in tedesco, e arriva In italia solo 23 anni dopo, dalla casa Frassinelli e, più tardi, da Adelphi.
Nell’opera Hesse riporta alla perfezione il suo personaggio principale: il “cercatore” tipico della sua letteratura, che pone così com’è all’interno del romanzo. Questo personaggio torna sempre nei libri di Hermann Hesse ed è spesso celato dal contesto o da caratteri, che però non rimuovono al personaggio quella necessità di assoluto e d’immenso, che cercheranno fino all’ultima pagina. 
Ma cos’è questo assoluto? È una verità su cui basarsi che si discosta dalla relatività del vivere e fa riferimento a qualcosa su cui ci si può fondare nonostante tutto, nonostante qualsiasi altro avvenimento che si troverebbe a rappresentare lo sfondo del matrimonio con l’assoluto in questione.

Siddhartha è uno di questi cercatori. Anzi lui è il cercatore per eccellenza, perché questa ricerca non è solo il suo obiettivo morale e spirituale, ma diventa il suo obiettivo fisico e lo condurrà in un viaggio che durerà tutta la sua vita. 
Figlio di un brahmano indiano del VI secolo, infatti, Siddhartha compone la sua vita cercando il cosiddetto Nirvana, la pace dei sensi indipendente, la pace assoluta che è in grado di prescindere da qualsiasi altra cosa.
Studia le scienze, la religione, la dottrina; sceglie il suo viaggio e la sua meta; non ha intenzione di fermarsi dinanzi a niente perchè niente sarà mai abbastanza, nulla può saziare la sua sete di conoscenza e di assoluto: nemmeno il supremo Buddha. Per Siddhartha non ci sono acquisizioni definitive per un motivo semplice quanto affascinante: il Nirvana non si può trovare fuori dal proprio essere. Non si può apprendere. Rappresenta una ricerca individuale che si può trovare solo attraverso la completezza individuale che ogni essere vivente porta dentro di sé. Come possono la dottrina, il culto o la scienza scolpire un individuo già esistente? Ecco nascosta la chiave del libro. La chiave che apre quel cancello rimasto chiuso così a lungo. L’individualità della persona, la sua vita, la sua esperienza e il suo pensiero sono il suo Nirvana, che si compone grazie ai mattoncini di una vita vissuta completamente e al meglio.

“Siddhartha” è la storia di una vita ed è impossibile riassumerla in poche pagine. Nonostante questo però rimane una lettura scorrevole ed affascinante che avvince non tanto per la sua storia quanto per la profondità delle sue tematiche e dei suoi significati, alimentati dalla potenza lessicale e descrittiva di Hermann Hesse. Attraverso una prosa potente e evocativa, Hermann Hesse invita i suoi lettori a esplorare il proprio cammino verso la realizzazione personale e l’illuminazione interiore.

In conclusione, “Siddhartha” di Hermann Hesse si presenta come un’opera che va al di là della semplice narrazione e offre una profonda riflessione sulla ricerca individuale di significato e di pace interiore, rimanendo un’opera senza tempo, capace di ispirare e incantare con la sua profondità e la sua bellezza letteraria.

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